Regno Unito e Italia a confronto: indovina chi vieta agli antiabortisti di avvicinarsi alle cliniche?
- Baroni Sara
- 24 set 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Il contrasto tra le politiche sull’aborto in Italia e Regno Unito rappresenta un chiaro esempio di come differenti approcci governativi possano influenzare i diritti delle donne e l'autodeterminazione.

Mentre il governo britannico ha recentemente introdotto misure per proteggere le donne da molestie e pressioni antiabortiste, in Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, si assiste a un pericoloso avvicinamento tra istituzioni e movimenti che si definiscono pro-vita ma che, di fatto, sono più correttamente chiamati anti-scelta, con un impatto diretto su consultori, ospedali pubblici, cliniche per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) e persino scuole.
Regno Unito: donne che hanno realmente diritti
In Inghilterra e Galles, a partire dal 31 ottobre di quest’anno, entreranno in vigore le cosiddette "buffer zones", o zone cuscinetto, intorno alle strutture in cui vengono effettuate IVG. Queste zone di 150 metri impediranno ad antiabortisti/e di avvicinarsi alle donne che decidono di ricorrere ad un IVG, ponendo fine a decenni di veglie, manifestazioni e tentativi costanti di pressione psicologica. La legge, promossa dal governo laburista di Keir Starmer, nasce dalla volontà di garantire che le donne possano accedere in sicurezza ai servizi sanitari, senza temere minacce o molestie. Come sottolineato dalla segretaria di Stato per la salute delle donne, Gillian Merron, "nessuna donna dovrebbe sentirsi spaventata o minacciata quando accede a questi servizi" - ed esercita un diritto di autodeterminazione sul proprio corpo, aggiungo io. Questo approccio sancisce una chiara priorità: tutelare la libertà di scelta e il benessere fisico e psicologico delle donne.
Nonostante le proteste dei movimenti anti-scelta, che vedono nella legge una limitazione alla libertà di culto e di espressione (il diritto a credere di poter decidere del proprio corpo, della propria vita e del proprio futuro non viene chiaramente contemplato), il governo britannico ha scelto di sostenere in maniera concreta i diritti delle donne, definendo le molestie come una violazione inaccettabile della loro privacy e autonomia. Le proteste religiose e i semplici atti di preghiera vicino alle cliniche, che in passato erano spesso utilizzati per colpevolizzare le donne, saranno punibili con multe. (Alleluia!)
Italia: diritti delle donne negati sotto un fascismo dilagante
In Italia, il quadro è molto diverso e allarmante. Il governo Meloni, in linea con le forze anti-scelta, sta implementando una serie di politiche che rendono sempre più difficile (impossibile) per le donne accedere al servizio sanitario dell’IVG. Nel caso dell’Umbria, con la nuova legge sulla famiglia varata dalla giunta leghista di Donatella Tesei, si apre la porta all’ingresso di associazioni antiabortiste nei consultori pubblici, finanziando gruppi anti-scelta e favorendo una narrativa che di fatto mina la libertà di scelta delle donne.
La creazione di sportelli "ad hoc", come la stanza dell’ascolto di Torino, rappresentano un chiaro esempio di come i movimenti anti-scelta stiano guadagnando terreno nelle strutture pubbliche, con l’obiettivo di influenzare le decisioni di chi cerca di esercitare un proprio diritto. Mentre in Regno Unito si lotta per allontanare estremisti/e dai luoghi di assistenza sanitaria, in Italia questi stessi gruppi vengono accolti e FINANZIATI con soldi del PNRR destinati alla sanità pubblica, creando un clima di controllo, diffamazione, molestie, danni psicologici e fisici alle donne, nonchè grave e volutamente fuorviante disinformazione sanitaria, che mette a repentaglio il diritto all’autodeterminazione.
Il pericolo di una deriva oscurantista
La direzione presa dal governo fascista di Meloni riflette una stretta ideologica che mira a restringere i diritti delle donne, spesso nascondendosi dietro il linguaggio ambiguo della “tutela della vita” e della “famiglia tradizionale” (quella di Meloni, vale la pena ricordarlo, composta da una figlia fuori dal “sacro vincolo del matrimonio” e da un ex compagno che è risaputamente un noto molestatore). Dietro questi concetti si celano politiche che minano profondamente l’autonomia femminile, rendendo sempre più complesso esercitare il diritto all’IVG. Se in Regno Unito la protezione dei diritti riproduttivi è vista come un pilastro fondamentale della libertà individuale, e in Francia il diritto all’IVG è entrato nella Costituzione del Paese, in Italia si assiste a una crescente ingerenza delle istituzioni religiose e estremiste nella sfera pubblica, con conseguenze disastrose per i diritti delle donne.
Questa deriva oscurantista non si limita all’aborto, ma si estende a tutte le forme di autodeterminazione, compreso il riconoscimento delle famiglie LGBTQIA+ e l'educazione sessuale nelle scuole. Il collegamento tra il governo Meloni e i movimenti anti-LGBTQIA+ e anti-scelta è sempre più evidente (leggi l’inchiesta di @domanieditoriale per saperne di più), con la promozione di un’ideologia cattolico-estremista e politicamente fascista che mira a riportare indietro i diritti conquistati negli ultimi decenni.
Il paragone tra Regno Unito e Italia dimostra chiaramente come un governo possa fare la differenza nella vita delle donne. Da un lato, abbiamo un modello che protegge la libertà di scelta e la dignità delle donne; dall’altro, un governo che mina questi stessi diritti, alimentando una narrativa antiabortista e ultraconservatrice. Il governo Meloni rappresenta una minaccia tangibile per i diritti fondamentali delle donne, e la lotta per mantenere l'autodeterminazione e la libertà di scelta deve essere al centro del dibattito pubblico in Italia, proprio come avviene in altri Paesi che hanno scelto di proteggere le loro cittadine da criminalità religiose (dati alla mano sulle conseguenze fisiche e psicologiche dovute agli interventi delle associazioni anti-scelta) e politiche oppressive.
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